sabato 7 luglio 2007



Onda 25 12 01


Sul pendio di una collina,
io sto in piedi osservando,
la conta di fili d’ erba dal colore irragionevole ,tra lo smeraldo e il petrolio.
L’erba si srotola in un tappeto morbido , filato ,di lussureggiante primavera
Pastura grassa di concime,
così verde e perfetta da parere sintetica ,
posso distinguere ogni singola pianticella.
Mi volgo a sinistra e registro l’apparire di una rapida immaginetta , dura l’istante necessario ad un miraggio,è un adolescente in abito chiaro,il vento o la calura non mi consentono di mettere a fuoco il suo acerbo passaggio ,appare e scompare sfuocando attraverso una lente confusa.
Il respiro d’ attesa è alto ,sul piano inclinato del pascolo.
Tanto fragile e cartacea è la figurina, tanto solida mi appare sull’altro versante del campo visivo , mentre discendo piano il declivio ,la massa chiara monocubica di una casa colonica.
la osservo distrattamente ,non le consento di descrivermi particolari al di fuori della sua rassicurante compattezza.
il mio sguardo vi si appoggia per un attimo con distacco,la raccoglie nella sua monocromia terrigna .
Ed è in questo istante, al trascolorire improvviso delle due ,brevi, lampanti apparizioni ,che mi accorgo dell’ onda.
La collina è lambita dall’acqua ,presumo ,del mare,la fine del prato trascorre immediatamente nelle onde ,senza che vi sia uno sfumarsi di spiaggia .
Appena io mi accorgo dell’ onda, lei comincia a gonfiarsi, si accorge della mia presenza e mi punta .
Si solleva verticale come un boa, io e lei ci guardiamo negli occhi. E’ finita , lei si è accorta di me e io di lei, ho una netta, acuta, sensazione di terrore, perché apprezzo la complessa consapevolezza che la piena mi investirà fino a sommergermi ,ed io non avrò scampo.
Il respiro mi si mozza , tutto il mio essere si tende appellando alle difese ,sento il pericolo a fior di pelle, posso provare a scartarla lateralmente ,evitando il flusso ,lasciandomelo accanto, ma l’acqua sta risalendo velocemente le terre.
Non ci riuscirò, lei corre in salita verso di me ,ora lo so, mi vuole.
Quindi mi volto e lascio che mi prenda da dietro, la lascio alle spalle e cerco di risalire la collina .
mi raggiunge e mi sopraffà passando sopra la mia testa con una linea perfetta diagonale:
ora sono all’ interno dell’onda ,ne avverto la morbida bagnata vischiosità, è come un manto caldo, quasi sessuale che ascende con me la collina, mi accompagna passo passo.
Improvvisamente realizzo che il mio terrore si è dissolto, le paure ingiustificate hanno lasciato il posto ad una sensazione di sollievo ,quasi benefica, nel riconoscere
che non è così terribile ,lasciarsi avvolgere da questo tetto d’ acqua che non infradicia, semmai protegge e sospinge nella sua corsa verso la sommità della collina, e prosegue con la sua corsa regolare ,come un respiro .
è davvero una nuova ,sconosciuta compagnia, la mia guida onda .
corre in diagonale sopra e accanto a me , lambisce e spinge le terre, sotto la cupola d’acqua ,
risalgo verso l’ alto ,tra le zolle ,nelle irregolarità del terreno che ora leggo come gradini, incontro orme, ne riconosco alcune come familiari , e metto i miei passi in questi segni di erba calpestata .
ora sono tranquilla e come abitualmente faccio regolo il mio respiro al ritmo dei miei passi , come quando in montagna affronto la salita ,so con sicurezza che le orme mi aiuteranno a salire, anche se non sono certa siano le mie , le conosco.

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